Il Flagello che ci insegue

«La Movida Latinoamericana Imprigiona i Cittadini»

Ovunque e da sempre, si sente dire che gli incidenti accadono sempre, che le percosse fatte negli interventi dall’autorità spesso e volentieri hanno diverse giustificazioni. Infatti sono le vittime, i colpevoli. Queste sono le spiegazioni alle aggressioni, da parte dall’autorità. Le «disattenzioni» negli interventi procurano sofferenze, che talvolta sono al confine del disumano per alcuni cittadini che, assieme ai desaparecidos, hanno pagato con la loro vita questa «disattenzione» alle responsabilità: quindi non possono parlare, risultando colpevoli comunque. I feriti guariranno, ma sempre avranno la colpa di tutto quello che è loro accaduto perché: erano indigeni, erano delinquenti, mamme single, ragazze/i, minorenni, erano omosessuali, «non erano esseri umani»

Il Segretario Generale dell’OMS, sollecita il dialogo con chi protesta contro le misure prese per contrastare la diluizione del Covid-19, proteste senza fondamento: «Dobbiamo dialogare con i negazionisti, siamo certi che il virus esiste e molte volte uccide, una vita che perdiamo è un fallimento morale, non possiamo morire moralmente». E aggiunge: «Ricordarsi sempre che molte persone sono asintomatiche, fatto ancora più pericoloso se non prendono le pronte misure per contrastare il contagio e sapere che l’età di contagio si è abbassata».

Il lock-down che uccide: «La tragedia nella discoteca dell’orrore». La Discoteca T. R. Il giorno 23 Agosto 2020 ha aperto le sue porte al pubblico, violando lo stato di emergenza e immobilizzazione nazionale obbligatoria, decretato dal governo peruviano, nell’esercizio della lotta alla pandemia in corso. 

L’irresponsabilità di alcuni imprenditori e di molte persone presenti, in maggioranza giovani, forse negazionisti dell’esistenza del Covid-19, dopo tanti giorni di confinamento, guidati da una spinta di liberazione contro il lock-down, tra svago e disobbedienze, determinarono il massacro di 13 persone (11 delle quali risultarono positive al Covid-19), travolte dalla folla impaurita. I feriti furono 6, tra agenti di polizia e altre persone. In maggioranza erano donne: zie, mamme, figlie, una minore di età, su un totale di 120 persone presenti, in maggioranza giovani. Non c’è una ragionevole giustificazione per morire in quella maniera, aggiungono i cittadini. 

Durante l’intervento di polizia la paura prese il sopravvento, e molte persone che cercavano di uscire tutte insieme sono rimaste intrappolate davanti a una porta che non si apriva. Scendevano tutte in volta da una stretta scala dell’edificio adibito a discoteca. Le prime persone ad arrivare si sono assembrate davanti alle porte chiuse, e così si è creato un flusso caotico perché le persone che continuavano a scendere le scale, chiedendo aiuto. Le persone arrivate per prima dalla porta furono schiacciate e soffocate dalle altre in pieno fuggi fuggi, per la paura di essere denunciate al personale di polizia. 

Questa è la cronaca di un «sabato nero»: le grida di aiuto, pianto, disperazione provenivano dall’interno e si sentivano anche fuori del locale in cui si trovavano molte persone ferite, pestate, senza via d’uscita. Si tratta di una strage che si poteva evitare. Il ministero dell’interno ha proceduto al fermo di 23 persone soltanto, tra quelle presenti (le altre svanirono nel fuggi, fuggi generale). Queste persone sono state denunciate, e nei loro confronti è stata disposta la detenzione preventiva, così come sono stati denunciati i proprietari della discoteca. Il ministero della donna e delle popolazioni vulnerabili, rappresentato da Rosario S., riferisce che molte persone erano donne, e quattro mamme lasciano i figli orfani. L’opinione pubblica ritiene che l’intervento della polizia fu «senza strategia». All’aprirsi delle porte molte persone furono trovate morte e altre in condizioni molto difficili, dovendo essere rianimate dai passanti, dalla polizia, in attesa dell’arrivo delle ambulanze.

Elva Collao

Elva Collao Arce è una pedagogista, artista e ricercatrice di origini peruviane, nata a Lima e residente a Genova da oltre vent’anni. Laureata in Scienze della Formazione presso l’Università di Genova e diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Lima, ha dedicato la sua vita allo studio dei processi educativi, interculturali e artistici. Esperta in processi formativi e di educazione degli adulti, ha sviluppato una solida competenza nelle dinamiche di apprendimento e nella mediazione culturale. La sua formazione post-laurea comprende percorsi specialistici in: Mediazione Comunitaria Mediazione nelle Comunità Plurilinguistiche (Facoltà di Lingue) Diritti Umani e della Comunità Europea (Dipartimento di Scienze Politiche – DISPO) Processi Interculturali e Comunicazione: Modelli e Forme di Inclusione-Strategie (Endofap) Normative sull’Immigrazione (Dipartimento di Economia) Donne, Politiche e Istituzioni (Dipartimento di Scienze Politiche) Cooperazione Internazionale allo Sviluppo (Dipartimento di Economia) Con un’esperienza che abbraccia America Latina ed Europa, Elva ha lavorato come insegnante, mediatrice interculturale e formatrice in progetti di inclusione sociale, diritti umani e pari opportunità, collaborando con enti pubblici e privati. Le sue ricerche e attività divulgative si concentrano sull’analisi delle dinamiche sociali, culturali e storiche delle società latinoamericane, con particolare attenzione ai temi dell’identità, del meticciato e dell’educazione interculturale. Attraverso il suo blog e le sue pubblicazioni, Elva Collao Arce promuove il dialogo tra culture, la valorizzazione delle tradizioni popolari e la conoscenza come strumento di crescita personale e collettiva.

Torna in alto