La Cittadinanza peruviana dell’Eroe dei Due Mondi

Dalla sua biografia si apprende che a certo punto non poteva esse considerato europeo: nel 1851 rinuncio alla cittadinanza savoiarda per assumere quella peruviana

In America Latina, con l’eccezione del Messico, gli ex possedimenti spagnoli furono divisi in più di dieci Repubbliche. I possedimenti del vasto territorio portoghese rimasero unificati, sotto la protezione di Don Pedro I; le lotte proseguirono per l’acquisizione del dominio della zona con Don Pedro II; i cittadini continuavano fermamente a rifiutare la dominazione dei possedimenti da parte dei coloni portoghesi; numerose furono le ribellioni e molti cittadini furono incarcerati. Nel 1835 si scatena la Guerra civile: «La guerra degli stracci», considerata il decennio eroico a carattere repubblicano, che ebbe inizio nella provincia di Rio Grande do Sul, tra il Brasile e l’Uruguay. Moltissimi italiani immigrati, affiliati alla Carboneria, presero parte alla guerriglia, che finì con le dichiarazioni di pace del Trattato di «Poncho verde». 

Livio Zambeccari, segretario della «Gioventù italiana della nuova Repubblica Brasiliana», di professione carbonaro, con simpatie mazziniane, prigioniero nelle carceri brasiliane, durante le sue attività incontra un giovane esiliato ligure nella prigione di Santa Cruz di Rio di Janeiro: il giacobino Giuseppe Maria Garibaldi, desideroso di partecipare alla ribellione insieme ai «fratelli Italiani». Livio, per facilitare la richiesta di Giuseppe G., contattò Rossetti e gli propose di affidargli un incarico per la guerra in corso da intraprendere lungo le coste del Brasile; dopo il conseguimento della «patente di corsa», ottenne il comando della Lancia Mazzini per affrontare le navi imperiali, e fu sconfitto. Dopo la disfatta, Garibaldi fuggì con alcuni sopravvissuti nel vicino Uruguay, dove presero un carico di stoffa rossa, che fu utilizzato per confezionare le camice che li contraddistinsero, formando così «la legione Italiana». Trovandosi coinvolti in un’altra guerriglia, questa volta si uniscono agli autoctoni nella difesa del territorio contro l’influenza dell’Inghilterra. 

Garibaldi, dopo l’espatrio dall’America Centrale, giunse in Perù attratto dalla notizia della grande ricchezza estrattiva che procurava altissimi profitti al Paese. In verità, si sapeva dell’interesse «dell’oro giallo in polvere» in Europa; considerato il migliore fertilizzante dell’epoca nel mondo1, estratto dalle deiezioni dagli uccelli che sostano nella zona costiera di Chincha, in Perù2, ed allora era molto richiesto da molti governi del mondo.

«Italiani Brava gente»: in Perù c’era una fiorente colonia italiana composta da circa centomila persone. Cinquantamila circa erano liguri (Chiavari), e molti giovani della Carboneria e della Massoneria si trasferirono per tentare fortuna e per assaporare l’aria di libertà che si respirava nella giovane repubblica peruviana. Pietro Antonio Denegri Vassallo, che aveva una piccola flotta con la quale commercializzava con l’Oriente e con il Perù, offrì il comando della «Carmen» a G. Garibaldi, per realizzare attività oltre Oceano, verso la via della seta, l’Oriente, appunto, e per poter restare legalmente in Perù. 

«Ecco per che Don G.M. Garibaldi dovette rinunciare alla sua cittadinanza Savoiarda per assumere quella peruviana, ottenendola in soli 15 giorni dal suo arrivo al Perù; il Capitano Manuel de la Haza (massone affiliato alla logia Concordia Universale II, rilasciava la patente di Capitano a Don Josè Garibaldi, natural de Genova e ciudadano Peruano». 3

In Perù, all’epoca, solo i cittadini peruviani potevano commercializzare i prodotti della zona. Dopo l’ottenimento del documento che confermava la sua cittadinanza peruviana, Garibaldi partì il 19 gennaio 1852 con destinazione Manila e Canton (Cina), trasportando il fertilizzante, lana, e cottone per la sua commercializzazione; al suo ritorno in Perù, portava invece con sé lavoratori chiamati ‘Coolie Cantonesi’ (lavoratori o braccianti, tutti maschi) per le aziende del concime. Inoltre si racconta che nel periodo in cui Garibaldi visse a Lima, ebbe un incontro con lo studioso milanese Antonio Raimondi, residente da molti anni in Perù, che gli espresse la propria convinzione, in tono premonitore, che «il destino vuole che lei sia il liberatore e l’unificatore d’Italia».4

  1. Enrique P. Araujo, Mario Rivero y Ustáriz, Justus Von Liebig.
  2. Las Islas Guaneras. La parola ‘guano’ deriva dal quechua: wanu, concime, accumulazione delle deiezioni degli uccelli.
  3. Cfr. Augusto Ferrero Costa, La presenza di Garibaldi in Perù; ministero dei veni Culturali d’Italia, Università di Roma Tre e Università di Lima, 2011.
  4. Lázaro Costa Villavicencio.

Elva Collao

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