La rievocazione della morte in alcune popolazioni Latinoamericane: dove la morte ha origini nelle nascite e la continuazione della vita nell’aldilà; dove i defunti anzi che mettere paura, mettono allegria

Dagli inizi della presenza dell’uomo sulla terra, e con lo svilupparsi delle civilizzazioni, le popolazioni di ogni parte della sfera della Terra ebbero bisogno da mediatore”, che possa interpellare presso Dio a favore dei vivi; attraverso suppliche potevano immaginare l’aldilà; tramandati nelle tradizioni. Alcune civiltà, infatti, crederò che facilitando il viaggio i morti potevano divenire antenati, in riferimento a ciò: per i Maya e gli Aztechi la morte è una continuazione della vita nell’aldilà, immaginato simili al mondo dei vivi sulla terra dove è possibile ricongiungersi con i cari, risalendo al mondo dei vivi; il pensiero ricorrente sulla morte aveva origini nelle nascite; e trasformazioni, più che la fine della vita dell’uomo.

Nelle Antiche civiltà Latinoamericane, le concezioni del “Destino della vita dopo la morte” e dove alcune ritengono che le anime sopravvivono in eterno insieme agli Dèi; altre invece le anime restano in vita e al termine di un lungo viaggio andassero incontro alla dissoluzione; altre ancora asseriscono l’idea della rinascita e trasformazione più che la fine della vita. Le antiche tradizioni delle culture Pre – Inca e Inca; gli uomini, ebbero bisogno della “mediazione”, principalmente delle divinità: il “Sole” e la “Luna”, necessarie nel rendere culto ai “Morti” e l’augurio di prosecuzione della vita oltre la morte; tramite prediche e rituali di “sacrifici animali” insieme ha offerte contenenti prodotti della terra,  oggetti de due tipi: quelli che, in vita, erano stati adoperati dal defunto e ciò che avrebbe potuto usare nel aldilà; oltre che abiti e piccole statue. ecc. 

Oltre a ciò si sviluppò la protezione del corpo del defunto; ossia l’arte della conservazione del cadavere; le mummificazione del corpo dei defunti, e come l’augurio di una vita eterna e di rinascita; ovvero il destino dell’uomo determinato dalla volontà degli Dei: le tumulazioni furono riservate  solo a personaggi importanti delle comunità: avvolti in tessuti ornamentali, sistemati in sepolcri particolari; accompagnano il corredo: prodotti alimentari; oggetti in ceramica; utensili usati dal defunto; cioè, tutto quello che li poteva servire nella nuova vita. Le ricorrenze si celebravano nel mese del “Ayamarca”1; oggi coincidente con il mese di novembre, dove le celebrazioni sono rigidamente spirituali, le popolazioni visitano i defunti nel cimitero delle città.

Il giorno dei morti celebrazione “messicana” relativa al ricordo dei defunti, ricorrenza “precolombiana”, dove gli Aztechi: avevano l’idea che ogni nascita aveva l’origine la morte, e dove i morti divengono antenati e, i vivi mediante suppliche possono facilitare il viaggio con il ricongiungimento verso la dimora finale, che è la vita; divenendo i morti antenati della popolazione. Il pensiero ricorrente sulla morte e il suo simbolismo si diffusero nella quotidianità e nell’Universo. La morte era solo un passaggio, tra la vita e la morte; continuazione della vita e l’aldilà; quindi la morte non faceva paura, l’idea del preferire morire “nei sacrifici” che morire di vecchiaccia, fu un pensiero ataviche; cioè, “si temeva di più la fine, che la sorte”. Anche i Maya avevano gli stessi ideali sulla morte che avevano una rappresentazione simbolica del serpente bicefalo; cioè: il serpente con due teste, una delle quali è il “teschio” che rappresenta la morte. 

Ancora oggi la comunità indigena nell’attuale Messico continua a portare avanti la tradizione di questa ricorrenza di festa dal 20 al 2 di Novembre, coincidenti con la celebrazione cattolica dei defunti e ognissanti; ma, non aveva la peculiarità del bene e del male: dove la nozione di paradiso inferno servono “premiare e punire” le anime. Infatti la festività del ricordo e riverire i defunti, dove la concezione della morte è la continuazione della vita nell’aldilà, immaginato simile al modo dei vivi sulla terra, dove è possibile ricongiungersi con i cari, risalendo al mondo dei vivi. Per la ricorrenza i defunti anzi che fare paura, mettono allegria, la popolazione preparano dolcissimi e colorati teschi raffigurati vivacissimi e colorati; negli altari, non possono mancare la foto dei defunti, senza la quali i morti non possono arrivare fino alla terra dei vivi; abbelliti con candele colorate e decorati le Chempasuchil: fiori tipiche della regione, secondo le tradizioni gli odori dei fiori sono facilmente percepibile dalle anime, permettendogli di tornare a casa; completano le festività le sfilate di scheletri divertenti, i giovanissimi si divertono travestiti da scheletri colorati celebrando la vita. 

In altri paesi latinoamericani; nella regione andina: della Colombia, Perù regione centrale andina, Ecuador, Bolivia e il nord di Cile si preparano altari con la fotografia dei defunti, decorati con fiori e candele; oltre a ciò, si preparano piatti tipici di ogni regione; il dolce caratteristico della festa e la bambola di pane: chiamata Wáwa in quechua, si pronuncia “Guagua” o Niña2 in spagnolo: specie di pagnotte colorate; si offrono ai bambini e tra i vicini.

  1. A Perù: La Festività in cui i morti furono considerati “mediatori” tra il mondo reale e il mondo sotterraneo, relazionati con i semi e le radici; buon auspicio di terra fertile e un raccolto fecondo.
  2. In Italiano Bambina o bambino.

Elva Collao

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