Il Covid 19 ha messo in evidenza le discriminazioni endemiche verso alcune popolazioni

La pandemia non è la stessa per tutti: c’è il gioco delle regole e le regole del gioco basate sulle diversità e il luogo d’origine, che è regolato da pesi differenziali in base alle condizioni sociali, politiche ed economiche

La forte correlazione tra le condizioni economiche e le condizioni di salute è stata messa in evidenza da numerose analisi, ad esempio negli Stati Uniti1. L’essere «poveri» e soprattutto essere molto poveri conta nell’affrontare la pandemia: lo scarso ricorso alla prevenzione aumenta il rischio di contagio, così peggiorando le condizioni di salute; le malattie vengono contratte in età più giovane (con una media di 15 anni); le malattie croniche accrescono enormemente la probabilità dell’esito tragico del contagio, ossia la morte. Ma le ragioni possono essere anche altre e pure i primi dati di cui disponiamo sembrano confermare la loro incidenza secondo stime effettuate nella prima settimana di aprile: gli afro-discendenti e gli ispanici residenti in molte città degli Estati Uniti hanno almeno il doppio delle probabilità di morire di Covid19 rispetto ai bianchi delle città; a Chicago quella dagli afro-discendenti è 5 volte superiore a quella dei bianchi. 

La pandemia e le manifestazioni per la morte di George Floyd hanno messo in luce le «discriminazioni razziali endemiche». «Il virus ha rivelato disuguaglianze troppo a lungo ignorate», è stato osservato, mentre le proteste hanno messo in evidenza «non solo le violenze della polizia contro le persone afrodiscendenti, ma anche le disuguaglianze nella sanità, l’istruzione e il lavoro, e la discriminazione razziale endemica». 

La pandemia è globale e si deve affrontare con un sistema globale. Il Covid sta costringendo i paesi a riflettere sui miglioramenti del sistema salute, mettendo in primo piano gli investimenti per ricerche sulle malattie e sui diversi vaccini per non trovarci impreparati. «È innegabile che il sistema sanitario in America latina è molto debole, molte persone non hanno accesso alla sanità. Invece nei paesi con sistemi sanitari solidi, come Belgio, Italia Francia, Germania, Svezia e Olanda, l’emergenza è stata ugualmente catastrofica, con la infettività più aggressiva e la veloce diffusione della pandemia, ma erano disponibili le risorse per affrontare in tempo la pandemia, anche a costo della perdita di molte vite»2

In America latina siamo a metà nella lotta contro il virus, ancora non siamo arrivati al picco. Perciò lo scenario si presenta con un incremento in corso del contagio ed è presto per fare stime. Nel frattempo molte persone sono state colpite e hanno perso la vita. Alcuni paesi adottarono alcune misure di protezione, a partire dal primo turista arrivato in Perù con sintomi di Covid 19. In Perú, infatti, le autorità, per proteggere la popolazione più debole, hanno somministrato il vaccino per evitare di contrarre l’influenza. Ma in molti casi neanche quello l’ha salvata. La pandemia ha trovato impreparati molti Stati, soprattutto per la tempestività con cui il virus si espandeva travolgendo tutti e tutto, colpendo le fasce di popolazione più vulnerabili. Mancano le medicine specifiche da somministrare contro il virus, aumentando i contagi in ogni paese, non permettendo l’arresto della pandemia in tempo; i paesi sono ancora in allerta «il virus può colpire ancora». Sono varie le sfide che dovranno affrontare i paesi a economia debole: la maggioranza della popolazione vive in povertà, il lavoro è precario, le condizioni sanitarie pubbliche sono insufficienti per prestare attenzione in modo adeguato all’alto numero di persone contagiate. 

Nei paesi ricchi le metropoli sono lo specchio di questa ricchezza; città come New York o Parigi, Roma, Milano, Washington, Vienna, Stoccolma, Berlino ecc. Non solo hanno molti abitanti, ma sono in grado di offrire servizi e comodità. Nei paesi in via di sviluppo le città sono invece lo specchio della povertà. La crescita della loro popolazione non dipende dai servizi offerti, ma da una disperata fuga dalle campagne dove l’agricoltura non permette di sopravvivere. In queste città i servizi fondamentali non raggiungono tutti gli abitanti: molti non vivono neanche in una casa e non hanno strade o acqua corrente. La povertà si nota di più anche perché spesso contrasta con i pochi quartieri ricchi, dove vivono i benestanti locali e si trovano gli uffici e gli alberghi per gli stranieri.3

In Stati Uniti, va richiamato l’appello contro il razzismo lanciato da Raphael Bostic: «Possiamo svolgere un ruolo importante nella riduzione delle disuguaglianze razziali». E ancora: «Ho condiviso la indignazione per gli avvenimenti terribili quale l’uccisione di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis, nonché la brutalità e il razzismo della polizia più in generale». La Federal Reserve Bank of Atlanta «può svolgere un ruolo importante nel contribuire a ridurre le disuguaglianze razziali e realizzare un’economia più inclusiva», che «rappresenterebbe un rigetto del razzismo sistemico e di altre strutture esclusive». La risposta alla pandemia e l’aggressivo inseguimento di una inflazione stabile e di una piena occupazione è un modo in cui essa può contribuire a porre fine al razzismo, gettando le basi per far crescere le imprese, assumere più lavoratori e creare «opportunità per gli afroamericani»4.

«La pandemia di Covid 19 è senza precedenti come fonte di triplice crisi. Affrontare la sfida sanitaria globale con approcci globali, non con l’isolamento: la pandemia è contemporanea. Può ricordarci che in fatto di sanità facciamo parte di una comunità globale con uno stesso destino, che dobbiamo trovare risposte pure concepite a livello globale come le sfide che dobbiamo affrontare. E che è possibile reagire alle malattie transfrontaliere non isolandoci ma con la solidarietà globale».5

Il potenziale arresto del commercio mondiale è diventato un rischio in parte del mercato mondiale, divenendone percepibili gli effetti sull’economia dei paesi in via disviluppo, che potrebbero devastarne le economie e i sistemi sanitari. La disuguaglianza di ogni società ha fatto emergere un aspetto crudele un po’ ovunque. «Per molti dei nostri Paesi partner (Paesi in via di sviluppo) in Africa, America Latina e Asia, il Covid-19 ha fatto riemergere quanto sia urgente affrontare problemi atavici. I sistemi sanitari di quei Paesi, le loro reti di distribuzione idrica e fognaria sono sotto forte pressione; inoltre, l’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, sta minando alle fondamenta i già fragili sistemi di sicurezza sociale».6

Le conseguenze, nell’affrontare il covid19, avranno gravissime ripercussioni sull’economia e si stima che saranno devastanti per i paesi emergenti; basta pensare ai prestiti, che hanno già tormentato le economie, dato che molti paesi emergenti hanno un debito in corso da pagare alla Banca Mondiale. Ogni bambino che nasce ha già il compito di pagarlo alla Banca Mondiale. I prestiti, appunto, «impongono un piano di austerità monetaria» obbligando i paesi di destinare nel bilancio meno risorse economiche, soprattutto i tagli sull’aspetto sociale: «educazione, sanità», provocando un grande esodo delle popolazioni povere dalle zone periferiche alle città e dalle città all’estero. 

I paesi che oggi soffrono le conseguenze di queste misure imposte come prerequisito all’ottenimento di prestiti si trovano a dovere «rinegoziare il debito», per potere fare fronte alle spese sanitarie e dare aiuto alle popolazioni. Infatti, le componenti del debito pubblico dimostrano che la grande parte proviene della manovra della Banca Mondiale, alla quale i paesi in via di sviluppo non riescono ad adeguarsi nella fase di stabilizzazione della manovra, creandosi così un «problema di sostenibilità politica nel paese, penalizzando i più poveri e creando più povertà».

«È un periodo critico per l’economia di molti Stati, anche in questa situazione si mette in dibattito il welfare, il cui indebolimento mette in crisi la sopravvivenza già precaria di molte popolazioni, ledendo la loro. Presumibilmente sorgeranno malattie già sconfitte, peggiorerà la nutrizione inadeguata, diminuiranno gli anni di vita della popolazione. Senza salute non c’è sviluppo; le cure mediche hanno un costo che andrà a ripercuotersi sul profitto lavorativo, le produzioni si dimezzeranno, saranno i più bisognosi a pagare ancora al tributo di vite umane».

  1. J.P. Macken Bach, Health Inequalities: Persistence and change in European welfare states, Oxford University Press.
  2. José Vadillo (31/07/2020).
  3. Claudio Cerri. (2005).
  4. Raphael Bostic, President Federal Reserve Bank of Atlanta, New York. Unico responsabile politico afroamericano della Banca (2020).
  5. Thomas Zimmer, Università di Friburgo (Germania – 2020).
  6. Raphael Bostic (2020).

Elva Collao

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