Nel percorso della pandemia, i ragazzi sono in difficoltà permanente. L’educazione e l’apprendimento ne risentono

Dalla quasi esclusività della DAD, che non a caso è stata intensificata, divenendo indispensabile per proteggere i ragazzi dalla diffusione del contagio, è derivato anche l’effetto per cui i ragazzi risentono dei mutamenti improvvisi di contesto e di ambiente; infatti, l’assenza di interazione in aula con loro pari, in alcuni casi ha fatto insorgere segnali di solitudine e di mancanza di concentrazione negli studi, nonché un basso rendimento. Questo è il motivo per cui, tra lezioni online e il procedere della pandemia, in numerose scuole si sono avviate le procedure di supporto psicologico. I genitori sono preoccupati, motivo per cui in moltissime scuole si sono già avviate altre attività di sostegno dei ragazzi.

Durante la pandemia, nessuno vorrebbe stare dall’altra parte del mondo, e qui, comunque, la situazione, anche in piena pandemia, è stata migliore che in qualunque paese in via di sviluppo o emergente. Dagli inizi della pandemia, ovvero dal febbraio del 2020, le vite delle popolazioni in tutto il mondo sono cambiate: dal lockdown alle restrizioni alla libertà individuali, dalla prosecuzione del confinamento a casa, siamo tuttora prigionieri della paura, soprattutto perché nessuno sapeva da dove proveniva il contagio: la pandemia non aveva un nome, tutti sospettavano di tutto e di tutti, il sospetto più pungente veniva dal respiro del vicino; nessuno voleva incrociare gli altri, eravamo sempre in allerta per paura di morire; oltre a ciò, ci rendevamo conto delle quantità delle persone che morivano ogni giorno. Il paese e poi il mondo intero sussultarono, prigionieri del proprio destino; i governi di ogni angolo della terra hanno dettate alcune misure per aiutare le popolazioni, ma non sono bastate, perché, purtroppo, la pandemia era sconosciuta. Ancora oggi moltissime persone, intere famiglie, salvate dalla travolgente pandemia, restano sempre a casa, e moltissime persone continuano ad avere sintomi post-Covid; altre, invece, hanno perso il lavoro, con la conseguenza che intere famiglie sono entrante in una condizione di difficoltà permanente. 

Nell’anno del Covid-19, la pandemia ha fatto aumentare del 30% i casi di disturbi di vari tipi. La maggioranza dei ragazzi in DaD, chiusi da un anno in casa, hanno risentito della mancanza di interazione “faccia a faccia”, del comunicare, dello scambiare idee e pareri sui contenuti programmati dalla DaD. Il restare a casa rende i ragazzi vulnerabili, perché hanno poche opportunità di interagire con i loro pari. Il fenomeno, così inatteso, ha fortemente colpito il loro stato interiore ed emozionale, diventando preoccupante e rendendoli più fragili. Inoltre, a causa del mutamento della pandemia, ci sono e ci saranno nuove misure al fine di proteggere le popolazioni, tenendo conto di quelle più fragili. Ecco allora che per le scuole si apre l’alternanza tra insegnamento in aula e online. Inoltre, lo sviluppo endemico e le nuove forme e caratteristiche della pandemia aumentano le incertezze e accrescono le difficoltà, soprattutto dal punto di vista economico. La spesa registra una riduzione media dei consumi per famiglie, e in alcuni casi le famiglie non riescono a coprire i bisogni essenziali del gruppo familiare. 

La situazione in cui si trovano alcuni ragazzi, soprattutto quelli che vivono in povertà, è preoccupante. Hanno mancanza di obiettivi, molti di loro si sentono svogliati; e tuttavia stanno facendo un’esperienza di vita che risulterà utile in futuro per riflettere sullo “sviluppo della vita”, e per l’acquisizione di consapevolezza circa i cambiamenti lungo lo “sviluppo nel ciclo di vita”, in considerazione del fatto che si tratta di cambiamenti che non sono lineari. La curva della crescita ci fa rendere perciò conto di alcune condizioni in cui si trovano alcuni ragazzi, soprattutto nei contesti a maggioranza poveri, dove è emersa una diminuzione delle risorse, e, di conseguenza, anche i “compiti più piccoli diventano ostacoli insormontabili”. Ma molti altri ragazzi, nelle stesse condizioni, riescono a superare le difficoltà ed a utilizzare le loro risorse limitate per renderle normali, efficienti ed efficaci: sono ragazzi particolarmente “resilienti” rispetto al potenziale effettivo delle condizioni sfavorevoli. Perciò molti governi mettono al centro i giovani, che sono una risorsa per il futuro di un paese, e danno priorità all’insegnamento a scuola, cominciando a dettare regole per il ritorno alla didattica in presenza, e prendendo misure mirate al fine di proteggere i più giovani, aiutandoli così al progressivo ritorno alla normalità.
D’altronde, la scuola rappresenta il centro prioritario del diritto allo studio per i ragazzi, e oggi, in parte, questo diritto viene a meno. La chiusura temporanea della scuola sta creando disagi ai genitori e agli alunni, creando delusione nella parte più giovane della popolazione. C’è preoccupazione, se non vengono raggiunti gli obiettivi programmati. Con la crescente precarizzazione del lavoro individuale, l’aumento dei lavoratori poveri che sono anche  genitori e la riduzione delle opportunità di uscita dalla disoccupazione ne risentono; lo si può osservare in base all’incremento delle persone che permangono nell’area di vulnerabilità e in condizione di isolamento sociale; si è parlato di désaffiliation1, ossia il “disimpegno dalle regole” attraverso le quali la “vita sociale si riproduce e si rinnova”, quale risultato caratteristico dei legami; inoltre, l’attenuazione dei legami sociali” fa sì che le persone diventino più fragili, in particolare quelle che sono in condizione di “precarietà sociale e sul mercato del lavoro”, rischiando così di vivere in una situazione di maggior degrado.

  1. Robert Castelli (1933-2013). Il termine corrisponde alla “dissociazione del legame sociale”, ossia alla esclusione. Legami fragili, relativi alle precarietà del lavoro.

Elva Collao

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