L’Amaru messaggero di Dio

All’improvviso si sentì un forte rumore, tremo la terra, le montagne si aprivano, si innalzavano le acque formando corsi d’acqua…

Da tempi immemoriale i fenomeni naturali hanno destato curiosità alle popolazioni di ieri e di oggi, nelle autoctone i racconti ebbero inizio dall’immaginazioni, creando simboli fantastici, e rappresentati in diverse forme e, come interpretazione ai fenomeni naturali che allora non avevano una comune spiegazione. Gli Incas sapevano i tempi della elaborazione della terra e di come si seminava, la stazione delle piogge, della raccolta, in tempi precisi, i corsi d’acqua, dei fiumi. Conoscevano il suolo e le montagne, calcolavano il giorno, la notte. Ma a volte è la natura mutare l’ordine della consuetudine, producendo inquietudine e desolazione nelle popolazioni, incombendo sofferenze e preoccupazioni si arriva alla conclusione che “nulla Sara come prima”. 

En questo scenario nella terra degli Incas, si inizia a percepire una atroce siccità nella comunità, destando preoccupazione. Il tutto col passare del tempo diventa assurdo, tutto cambiava, le piante iniziarono a soffrire, spirando lentamente, subivano la scarsità d’acqua, il sole adirato lanciava raggi di calore sulla terra soffocandola, non una nuvola, non una zona nebbiosità che potessi dare sollievo a le popolazioni. Gli abitanti non sopportavano il forte folgore che il sole spargeva sul luogo. All’improvviso le popolazioni sentirono un fortissimo rumore, la terra tremava, le montagne si aprivano; all’inizio del nuovo giorno si ressero conto che il Mantaro innalzava le sue acque spargendola per tutto il luogo, formando corsi d’acqua. L’Amaru1 usciva da suo letargo dal letto del fiume, sui grandi occhi riuscirono a regolare il calore che emanava il sole, nell’intento di volare l’Amaru e scuotendo le ali spargi l’acqua su tutta la contrada, dando un po’ di sollievo, il riflesso delle su piume scintillanti illuminarono il luogo; luogo che diventò una zona splendida, e dove tutto si risvegliava, mutava, il cielo , la terra, le piante acquisendo colore e forme più risplendente di prima, i campi fiorivano. Dopo di che L’Amaru si ripiego nel fiume tornando al suo habitat naturale, proseguendo con il suo letargo, perché è lui il custode, colui che restituisci la vita, la protegge, vive da sempre lì a fianco a le popolazioni della Valle del Mantaro “eterno custode della natura”. Ed un Mito.

Nota: Le popolazioni andine, creavano l’entità prodotti dalla fantasia. Infatti credevano che l’Amaru sarebbe stato capace di rompere i recinti dentro e verso il regno spirituale del mondo.

  1. Rif: Wikipedia. “Il fiume Mantaro”.
    L’Amaru (Quechua), il Katari (Aymarà), entità leggendaria, ha forma di “Serpente” o “Dragone”, in relazione a le culture Pre-Inca. A forma di uccello: ha due teste, ali a metà corpo, il resto del corpo e coda a sagoma di serpente.
    Nella mitologia Inca: l’Amaru è rappresentato come un gigantesco serpente con due teste: “uccello” e di “Puma”, che abita sotto terra, nei bacini e nei fiumi.
    In Bolivia: invece, l’Amaru e rappresentato con le zampe e ali simili agli uccelli, nel insieme ha l’apparenza di drago, viene dipinto su velieri di festività religiose

Elva Collao

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