Le sfide dell’Umanità.

I racconti dimostrano come sia complesso il capire e capirsi.

Lo stare insieme, sono stati sostituiti da “connessioni” per comunicare, colloquiare, i legami sono ignoti, esprimersi con l’altro è “un’utopia”; quindi non si riconosce più nessuno

Oggi siamo fieri di avere raggiunto molte tecnologie innovative che hanno cambiato il nostro modo di vivere, controllato l’energia, la materia, e delle nuove scoperte dell’universo; oltre a ciò stiamo inseguendo un nuovo futuro fuori della terra, con l’invio delle navi spaziali per conquistare l’universo. Ma noi non ci conosciamo, non sentiamo più le cose durature, come i sentimenti!!! Tutto è da cambiare.

Nel tempo in cui gli esseri umani sono tormentati dal panico derivante dall’avanzamento tecnologico, dalle rivalità ideologiche tra Occidente e Oriente, ovverosia dal ‘tutti contro tutti’, in ogni angolo della terra sussiste un livello di ostilità nelle relazioni personali, pronte a scoppiare. Ma dopo l’11 settembre niente sarà come prima, la paura vive nel genere umano, nella società, nell’individuo.

Oggi la natura ci ha sbalordito con un avvenimento sorprendente, trovandoci impreparati, causando stupore e panico nelle popolazioni di tutto il mondo, e dove gli individui hanno paura del respiro del vicino. L’agente patogeno CoVid-19, infatti, ha segnato un tempo storico, nemico invisibile, che rimarrà: La sfida dell’umanità. 

Quando non troviamo spiegazioni possiamo creare con la fantasia un responsabile. 

La prima pestilenza di sifilide scoppiò a Napoli (1495), alla prosecuzione della discesa nella penisola del re francese Carlo VIII. I medici spiegavano le caratteristiche e l’evoluzione della malattia, definita incurabile. L’esercito francese diffuse la malattia in Europa e in tutto l’Oriente. Fu conosciuta con il nome di “mal francese”. In Francia fu conosciuta come il male di Napoli, mal napolitain (Alessandro Benedetti, 1495). E così, successivamente, prende nomi diversi in luoghi diversi. Ad esempio in Russia la chiamarono sifilide polacca, in Polonia, tedesca; in Germania, francese; in Francia, italiana.

Nell’influenza spagnola, nell’agosto 1918, il ceppo più virulento apparve dovuto ai massicci movimenti di truppe che ne accelerarono la diffusione in Francia, negli Stati Uniti e in Irlanda, portata dai soldati di ritorno al fronte. I paesi coinvolti nella guerra decisero di chiamarla “influenza spagnola”, perché la pandemia ricevette maggiore attenzione da parte della stampa spagnola nel 1918, nazione non coinvolta nel conflitto.

Ad esempio: In Inghilterra, durante la guerra, si era soliti dire: l’unico problema con gli Yankee è che sono troppo pagati, pensano troppo al sesso e soprattutto sono in troppi qui. Quando i giapponesi bombardarono Pearl Harbor (1941), ci fu un riflesso di resistenza che diede inizio a uno stato di guerra. Gli americani presero a considerare ai giapponesi con un appellativo: “erano tutti topi”. Spesso i polacchi chiamavano “vermi” gli ucraini, per esprimere il loro disprezzo per un popolo che essi considerano ingrato, vendicativo, vile e sleale. I tedeschi chiamavano “bestiame polacco” i loro vicini orientali. I polacchi a loro volta replicano con “porci prussiani” per schernire la slealtà dei tedeschi.

I conflitti nascono appunto dalla percezione di una “incompatibilità di obiettivi”: ciò che vuole una delle parti viene considerato dall’altra parte lesivo dei propri interessi. A volte l’ostilità” fra i gruppi nasce dalla paura dell’ignoto e dalla competizione per le risorse ambite ma scarse.

Elva Collao

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