Donne di pelle colore terracotta, le meticce: Storie e tradizioni nel Vice regno spagnolo – Perú

A Lima si creò una nuova aristocrazia, formata dalle donne meticce, di bellezza originale, senza paragoni e molto diverse da tutto quello che si conosceva allora. Dal piacere e dal gusto per la moda, vestite con finissimi ed eleganti tessuti, con assoluta finezza dell’orgoglio femminile, per natura furono le «tapadas limeñas»; i loro vestiti richiamavano l’eleganza e il bon ton dell’epoca; i manti ne coprivano il capo; i ventagli, davanti ai loro visi, ne coprivano il sorriso; conformemente al galateo, le donne arrossivano, e si coprivano o si scoprivano il viso a seconda delle occasioni.

Le storie e tradizioni nella capitale del Viceregno spagnolo, c’è una parte celata sulla popolazione prodotta dal meticciato, delle «donne». Infatti, una volta messe in primo piano e divulgate in tutto il mondo le meraviglie delle ricchezze, e cioè i metalli preziosi scoperti, nel cosiddetto «Nuovo Mondo» si fece conoscere oltreOceano anche per il meticciato prodotto soprattutto dall’arrivo delle donne spagnole, che dettarono le prime basi di un cambiamento senza paragoni. Dall’arrivo di Pizarro, infatti, si diede inizio a molti cambiamenti, sia di tipo politico che economico, ma soprattutto si verificò un radicale cambiamento sociale, prodotto dal fenomeno del meticciato tra uomini spagnoli e donne peruviane di tutto l’impero. 

L’effetto principale di questi incontri che sorsero tra le due culture fu quello di dar vita a donne di bellezza peculiare; donne prodotte da un meticciato caratteristico. Precisamente dopo la conquista dell’impero, queste donne riservate, pie, signore, vedove, signorine caste, furono le più ammirate oltreOceano e in gran parte della Colonia. Fu tantissima la curiosità destata dalle notizie di un incontro tra etnie diverse, prodotto dalle relazioni dei due mondi e dall’arrivo, in quegli anni, di una forte immigrazione di donne spagnole, che si celavano sotto i veli femminili. Il loro coraggio era sorprendente, ed esse influenzarono lo stile della prima generazione di «creole», e tutte ebbero un ruolo importante sulla nuova giovane generazione meticcia, sulle schiave venute dall’Africa. Insomma, formarono le donne autorevoli dell’epoca. Caratteristiche che servirono a «Chabuca Granda», riconosciuta cantautrice peruviana, per dedicare una canzone in onore alla donna di Lima, nella figura di Doña Vittoria Angulo, donna afrodiscendenti, immortalata nel valzer «La flor de la Canela».

«Donne con pelle colore terracotta», meticce e afrodiscendenti: così fu composta la popolazione femminile di Lima all’epoca, una originale caratteristica di «ibridazione sociale e della cultura meticcia, frutto iniziale del meticciato iberico», da cui il progressivo cambiamento nelle culture autoctone e l’influenza verso la modernità sociale. Ma le ulteriori relazioni con altre culture e le migrazioni successive resero più problematica l’organizzazione nei rapporti sociali derivanti dal meticciato nei gruppi, al cui interno si formarono le caste di rappresentanze. 

Difatti il Viceregno spagnolo a Lima fu la più importante amministrazione coloniale di tutta l’America Latina, sede della Corte di Castiglia e la più importante sede della femminilità. Furono le donne ad introdurre i cambiamenti nelle abitudini sociali, così influenzando le società di tutta l’America Latina. A Lima si creò una nuova aristocrazia, formata dalle donne meticce di bellezza originale, senza paragoni e molto diverse da tutto quello che si conosceva allora. Dal gusto corretto nella moda, vestite con finissimi ed eleganti tessuti, mostravano l’assoluta finezza femminile: conosciute con il nome di «tapadas limeñas»; i loro vestiti richiamavano l’eleganza e il bon ton dell’epoca; i manti coprivano loro il capo e i visi; dietro i ventagli si celavano i loro sorrisi; il galateo dell’epoca voleva che le donne si coprissero o scoprissero il viso a seconda delle occasioni. Vestivano con capi finissimi, ricamati di pietre preziose, con oro e argento sui tessuti di lino, seta e velluto, completati con ricami e pietre preziose nelle fibbie delle scarpe, plasmando un’armonia nell’insieme. Storie romantiche, segreti insinuati di vedove e fantasmi, si ritrovano nei romanzi diffusi nella società di Lima. Un esempio è la storia della famosa relazione del Viceré Manuel de Amat y Juniet con Micaela Villegas cortigiana chiamata «Pericholi», un racconto che molti in Perù, e non solo, hanno letto o sentito.

Elva Collao

Elva Collao Arce è una pedagogista, artista e ricercatrice di origini peruviane, nata a Lima e residente a Genova da oltre vent’anni. Laureata in Scienze della Formazione presso l’Università di Genova e diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Lima, ha dedicato la sua vita allo studio dei processi educativi, interculturali e artistici. Esperta in processi formativi e di educazione degli adulti, ha sviluppato una solida competenza nelle dinamiche di apprendimento e nella mediazione culturale. La sua formazione post-laurea comprende percorsi specialistici in: Mediazione Comunitaria Mediazione nelle Comunità Plurilinguistiche (Facoltà di Lingue) Diritti Umani e della Comunità Europea (Dipartimento di Scienze Politiche – DISPO) Processi Interculturali e Comunicazione: Modelli e Forme di Inclusione-Strategie (Endofap) Normative sull’Immigrazione (Dipartimento di Economia) Donne, Politiche e Istituzioni (Dipartimento di Scienze Politiche) Cooperazione Internazionale allo Sviluppo (Dipartimento di Economia) Con un’esperienza che abbraccia America Latina ed Europa, Elva ha lavorato come insegnante, mediatrice interculturale e formatrice in progetti di inclusione sociale, diritti umani e pari opportunità, collaborando con enti pubblici e privati. Le sue ricerche e attività divulgative si concentrano sull’analisi delle dinamiche sociali, culturali e storiche delle società latinoamericane, con particolare attenzione ai temi dell’identità, del meticciato e dell’educazione interculturale. Attraverso il suo blog e le sue pubblicazioni, Elva Collao Arce promuove il dialogo tra culture, la valorizzazione delle tradizioni popolari e la conoscenza come strumento di crescita personale e collettiva.

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