La natura recupera i suoi spazi. “L’impatto Global Warming”

La scenografia presentata dal Lock – down globale è il risultato dello sviluppo caotico, che da tempo gli esseri umani hanno esercitato sulla natura; dalle alterazioni degli ecosistemi naturali, conosciuti come «l’impatto globale Warming»: prodotto dal riscaldamento, al inquinamento delle acque, dalla fragilità idrografica all’impatto sul livello del mare; modificando il colore delle acque degli oceani, mari e dei fiumi; soprattutto l’ecosistema sta perdendo parte del suo patrimonio e non solo; un esempio è la variazione della «Corrente del niño»; lo scioglimento dei ghiacciai, la mutazione e la “Scomparsa delle barriere coralline” e con esse alcune specie animali e piante ecc. Tali fenomeni si mostrano come una “Profezia che si Auto Avvera”

Lo svilupparsi della pandemia tra le popolazioni di tutto il mondo, la natura ci allerta, sconvolgendo tutto e tutti, divenendo soggiogati, sviluppando in noi stupore e consternazioni, senza differenze. Fenomeno che colpì ricchi e poveri, paesi sviluppati e paesi emergenti, lontani e vicini. E siamo resi conto che “la salute della natura fa parte della nostra salute”; ci ha fatto capire le clamorose azioni dannose sulla intera umanità: dove la conservazione della biodiversità è imprescindibile per la salvaguardia del pianeta e, soprattutto tutte le specie che dimorano nella complessa biodiversità. Da tempo l’uomo e l’artefice principale del cambiamento e la contaminazione delle acque, che producono desertificazioni e diminuiscono in questo modo la quantità di zone di foresta verde del pianeta. In riferimento a ciò e già nel 1912, l’Ingegnere Statunitensi Walter H., scriveva vari articoli in giornali informativi sugli errori della deforestazione. “Gli alberi stanno diminuendo e forse nel giro di pochi anni potrebbero scomparire in grande quantità; la deforestazione selvaggia diventerà dannoso per l’umanità,” si riferiva alla zona di Iquitos in Perù.

Negli ultimi anni lo sfruttamento incontrollato dagli esseri umani sulla natura, hanno mutato gli ecosistemi in moltissime zone del mondo. Nelle prospettive e le Sfide degli Organismi Internazionali nel settore delle coltivazione e la sicurezza alimentare sono correlate alla salute delle «Api», il lockdown l’ha salvata in parte; gli apporti alla biodiversità sono innumerevoli e il significativo  contributo alla società, sia dal punto di vista economico, ambientale, mantenendo l’equilibrio ecologico e la tutela del medio ambiente; dal momento che l’84% delle specie vegetali e la produzione alimentare del 76% in Europa dipendono dall’impollinazione ad opera delle api domestiche e selvatiche.1 I recenti studi realizzati2 documentano come la molteplicità di insetti impollinatori abbia un impatto diretto sul rendimento dei raccolti e come ciò possa aiutare i piccoli agricoltori a livello globale ad aumentare la loro produttività. Inoltre la grande mortalità delle api (per vari motivi) costringono gli agricoltori ad acquistare nuove colonie a maggior prezzo, ecc.

L’anno scorso in piena pandemia, contrassegnata da restrizioni, provvedimenti per contenere i contagi. La natura recupera i suoi spazi e ci ha fatto pervenire moltissime risorse naturale che il “riscaldamento globale” aveva reso luoghi invisibili per l’uomo; in pochi giorni ci ha fatto vedere le conseguenze disastrose che pendono sulle nostre vite; in poche settimane hanno fatto la sua parte, mostrandosi le moltissime risorse naturali ed è in caso inerente all’Himalaya, precisamente le montagne del Punjab o Panjad, hanno mostrato il suo volto, agli abitanti della zona Nord dell’India, dopo quasi «trent’anni» le popolazioni sono riuscite a vedere la catena montuosa, ho «terra dei cinque fiumi», situata a 200 km di distanza, regione tra l’India e Pakistan. 

Seguendo il percorso nel rivivere la natura, dove i cieli divennero più limpidi, le acque dei fiumi, mari, e gli Oceani ci mostravano i colori più intensi e trasparenti come non si erano mai visti da moltissimo tempo in alcune città e porti rispetto al solito. I canali lagunari come quello di Venezia incredibilmente limpide a tal punto che si vedevano i pesci come il “Cavalluccio marino”; il “Po’”ci ha mostrato il suo aspetto naturale, il colore ultimamente consueto fu solo un ricordo. Le spiagge del litorale Italiano, oltre che quelle di bandiera blu si apprestarono per la sua intensità di suoi colori naturali, i Delfini tornavano a fare coreografie a Cagliare e Catania. La volpe e il cinghiale si sono spinti verso le città, molto più frequenti a Roma e Genova. I fiori selvatiche rinascevano nelle città di tutto il mondo. Bisogna ricordare che quasi il 40% della popolazione mondiale dipendono dai sistemi fluviali, comuni ai vari paesi, e servono principalmente per la sopravvivenza nelle zone della biodiversità.

La “Costa verde”3 è irriconoscibile durante la quarantena per coronavirus, il lockdown, infatti aveva ridotto l’inquinamento e, la natura rinasceva più rigogliosa che mai; ed è il caso di alcuni animali che si sono spinti verso le città, come i Delfini che nuotavano armonicamente, dove un tempo fa fu il suo habitat naturale, avvistate nelle spiagge del Perù nelle acque del circuito di balneazione della “Costa verde”; così come le Tartarughe marine si osservarono a pochi metri dalla riva del distretto di Barranco(Lima), fatto inusuale da moltissimo tempo; intorno a tutto ciò apparvero i “ gabbiani” e altri uccelli di mare, solcano i cieli al di sopra del Oceano,  formando varie forme nell’ambiente sopra il mare peruviano, facevano ricordare quello che ormai abbiamo in parte dimenticato.

  1.  La Commissione di Agricoltura e lo sviluppo Rurale dell’UE. e L’E.F.S.A.
  2. ONU – FAO.
  3. Zona del litorale del Callao e Lima- Perù.

Elva Collao

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