Le odierne tecnologie possono a volte creare disagi nei più giovani e creare gravi problemi di isolamento

Lo “sviluppo delle tecnologie” ha permesso il rapportarsi in tempi rapidi con le interazioni fra i singoli e i gruppi. I ragazzi, infatti, oltre che essere aggiornati sulle ultime scoperte in quasi tutti i campi scientifici sociali ed economici, navigano in siti incogniti e nascosti, con delle conseguenze gravissime, causando danni a volte devastanti nei giovani e nei bambini, recando molti pericoli con sé. Infatti la fragilità dei giovani li mette nelle condizioni di essere vittime del «Real time»: sono indirettamente invitati a insolite partecipazioni in rete, guidati dalle curiosità a livello globale.

L’utilizzo della rete da parte dei ragazzi è infatti di fondamentale importanza nelle opportunità delle conoscenze, che continuamente condurranno a produrre «i saperi»: informazione, ma soprattutto aggiornamento delle conoscenze. La rete è divenuta un mezzo di comunicazione/aggregazione e di scambio tra i giovani; spesso i ragazzi riescono a trovare nella rete quelle abilità e quella capacità sociale, che non riescono invece ad avere nella vita di tutti i giorni, trovando così più gratificante il senso della loro vita e trascorrendo la maggior parte del tempo nella rete; attività che porta con sé anche diversi rischi, soprattutto per bambini e i giovani: l’eccessiva frequentazione della rete può infatti diventare una forma di «disagio psicologico-sociale» e soprattutto di «isolamento sociale», problema che purtroppo può essere all’origine di “spiacevoli incontri” con la rete, che annulla così la loro autonomia nelle scelte. In questo senso, “l’incontro” diventa un “compagno onnipotente” facendo sì che i giovani utenti della rete  siano indotti a “tollerare gli abusi attraverso la rete”, creando così loro «confusione tra reale e virtuale». 

La rivoluzione digitale ha un carattere che inevitabilmente segna lo sviluppo delle relazioni umane e interpersonali. La rete Internet non è solo un insieme di interconnessioni tra punti di accesso, è soprattutto una nuova forma di socialità attraverso cui diventa possibile formare nuove relazioni libere dal vincolo territoriale. Non possono tuttavia essere trascurati i comportamenti patologici che si manifestano soprattutto nei più giovani.1

La sfida di noi adulti è di essere coinvolti nella guida attiva dei bambini/e, giovani (dei figli), accompagnata da riflessioni positive e non da pessimismo, pensando che tutto quello che arriva dal web è pericoloso e da scartare, che il suo utilizzo non è più necessario. Ci sono delle conoscenze scientifiche, schemi utili, ricreativi, nel digitale, in tutte le sue forme2: si tratta di informazioni disponibili che aiutano la crescita durante «lo sviluppo di vita», in particolare nella tappa adolescenziale. Le “convinzioni” e le “conoscenze” sono due cose diverse, giacché non tutti gli enunciati hanno una corrispondenza nella realtà; oltre a ciò, i problemi dell’impatto degli schemi non può ridursi al buon senso; siccome la maggioranza delle persone adulte ha assimilato tali comportamenti dei giovani dell’epoca odierna come normali, si è diffuso un atteggiamento connotato da buonismo e non analitico, critico e interattivo, che invece potrebbe guidarli e proteggerli dai rischi, nelle scelte, evitando che si vengano a trovarsi invischiati in attività che li porteranno ai «giochi pericolosi», con costi di vita gravosi e incomprensibili, e soprattutto inaccettabili. In generale si è soliti colpevolizzare la scuola, a causa del continuo utilizzo della «DaD», soprattutto in ragione dello svilupparsi del «Covid-19», e i genitori; questi ultimi, forse, sono vittime inconsapevoli, dato che hanno poche conoscenze nell’utilizzo delle attrezzature del web, nelle svariate sue forme. Non possiamo dimenticare che si dovrà tenere conto che esistono persone adulte, chiamate gli «immigranti digitali»3, «i tardivi digitali»4, nonché i genitori giovani in estrema povertà che non hanno accesso alle reti.

I rischi di cui sono vittime i «nativi digitali» sono innumerevoli e sono dovuti all’utilizzo permanente della rete, connettendosi per molte ore di giorno e di notte, guidati dalla curiosità e dalla novità. Si crea così una «dipendenza», molte volte senza controllo; purtroppo, l’eccessiva frequentazione del web diventa una forma di disagio personale, e la rete può diventare fonte di rischio, attirando queste persone in «giochi estremi» che purtroppo sono diffusi nella rete. Spesso i giovani sono in stretto contatto con le tecnologie per molte ore; in altre parole, l’attività online, che occupa gran parte della loro giornata, può sviluppare «l’Overloading»5 nei ragazzi, sviluppando così conflitti tra loro e suscitando lo stimolo di compiere atti di disturbo e di molestia verso gli altri: sono infatti note le punizioni e gli atti di «bullismo», che molte volte si trasformano, gradualmente, in «cyberbullismo»; quindi, a volte le tecnologie vengono utilizzate in modo sbagliato, ovvero, per intimorire”, “molestare”, creare disagio nei bambini e in quei giovani ritenuti “più deboli”. La «manipolazione psicologica», o «grooming» è compiuta da alcune persone “abusanti”, senza scrupoli, che sono permanentemente nei social network e nelle chat, a caccia di alcuni giovanissimi, per adescare approfittando della minore età. Molte volte si nascondono sotto un falso profilo, con l’aggiunta di nomi accattivanti ecc. Non meno pericoloso è il «sexting», ossia l’invio, la ricezione e la condivisione di contenuti, video o immagini sessualmente esplicite ecc.

  1. Libro bianco “La rivoluzione digitale sulla rete internet” (25/07/2008).
  2. I dispositivi di connessioni più comuni sono lo smartphone, il tablet, la tv e le altre forme di connessione digitale.
  3. Persone che sono nate prima degli anni 90 e hanno acquisito sensibilità con le tecnologie in fase successive della vita.
  4. Persone cresciute senza l’utilizzo delle tecnologie e che guarda ad esse tuttora con indifferenza: forse utilizza il cellulare solo per le chiamate.
  5. Il sovraccarico informativo sui diversi argomenti finisce per divenire un ostacolo, piuttosto che una risorsa.

Elva Collao

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